Il Sig. G.R. di anni 60, deceduto presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma nel 2010 a seguito di un errato intervento chirurgico per il trattamento di un aneurisma della aorta addominale.
La figlia del Sig. G.R., nel sospetto che il padre fosse stato vittima di una grave negligenza da parte dei sanitari della A.O. di Parma, contattava l'Associazione. Un medico legale dell'Associazione accertava, dopo aver esaminato la documentazione medica, che la morte del Sig. G. era avvenuta a causa della lesione accidentale della carotide destra. Il CTU del Tribunale, confermava dunque la tesi del medico legale dell’Associazione e dunque la responsabilità della azienda. Il giudizio terminava con la decisione del Tribunale di Parma che in accoglimento della domanda introdotta in data 13.04.2016, condannava l’Azienda al pagamento della somma di 260.000 Euro oltre interessi e rivalutazione (pari a 300.000 Euro circa). (Ordinanza del 13.04.2016 Rg 4401/15)
Il Sig. R. sottoposto nel mese di agosto del 2009 ad intervento di osteosintesi con applicazione di mezzi di sintesi, per una frattura pluriframmentata scomposta di tibia e perone della gamba destra. Dopo poco tempo stante il persistere di dolori e un peggioramento delle condizioni di motilità era costretto a sottoporsi a successivo intervento, anche a causa del fatto che il ritardo con il quale i sanitari dell’O. I. Di Palermo hanno somministrato le cure, ha favorito lo sviluppo di un processo infettivo e la pseudoartrosi. L'azienda sanitaria è stata condannata, nel febbraio 2016 a pagare la somma di 95.657,21 Euro oltre interessi legali, spese legali e di consulenza d'ufficio.
Un caso di malasanità risolto in maniera ottimale dall'opera dei medici legali e legali fiduciari dell'associazione "Danno medico", riguarda una giovane donna che ha avuto la sfortuna di soffrire di un episodio acuto cardiaco, nel weekend. Difatti, presso l'Ospedale Belcolle di Viterbo, nel periodo in cui la Sig.ra G.A. subì tale episodio acuto, il reparto di emodinamica era, per disposizioni della stessa direzione sanitaria, insindacabilmente chiuso. Fortunatamente, la situazione attualmente è mutata nel senso che tale reparto, attualmente, è aperto H 24. Pertanto, per effetto di tale limite strutturale, i sanitari praticavano alla Sig.ra G.A. un trattamento farmacologico tromboembolitico che provocava alla stessa un’emorragia cerebrale, determinandone il decesso. Si faceva ricorso ad un procedimento ex art. 696-bis c.p.c., accertamento tecnico preventivo, che riscontrava la responsabilit’ dei sanitari in maniera indiretta e poco chiara. Successivamente, veniva introdotta dai legali, una causa ordinaria per l'accertamento della responsabilità della struttura sanitaria che, stante l'integrazione della consulenza d'ufficio disposta dal Giudice, portava ad un accertamento netto della responsabilità per carenze della struttura sanitaria, che avevano determinato il decesso della Sig.ra G.A. A seguito di tale accertamento, la controversia derivante da tale errore medico veniva chiusa in transazione dietro pagamento del risarcimento di 900.000 Euro per gli eredi della Sig.ra G.A. ".
L’associazione Danno Medico ha portato a termine una lunga e dolorosa battaglia a tutela di una famiglia che ha subito dei danni incalcolabili a seguito di un errore dovuto da imperizia, imprudenza e negligenza di alcuni sanitari della ASL di Rieti. L’errata diagnosi di un carcinoma mammario, ha portato ad un inaccettabile ritardo di cure e terapie con conseguente decesso della paziente. Questo evento luttuoso, e le modalità con cui è avvenuto, ha rappresentato per la famiglia (marito e tre figli) un evento devastante in ordine alle conseguenze di natura psicologica di ogni singolo membro. Ciò ha fatto si che il Giudice abbia ritenuto opportuno liquidare un importo risarcitorio a ciascun membro della famiglia per il danno biologico subito, in conseguenza delle sofferenze patite. La sentenza in evidenza costituisce un importante precedente nel campo della giurisprudenza in tema di malasanità. Il giudicante ha perfettamente interpretato il nuovo indirizzo dato dalla Corte di Cassazione con le recenti sentenze a sezioni unite. La peculiarità di tale pronuncia è costituita dal fatto che la causa è stata introdotta quando la vittima dell’errore medico era ancora in vita, sia dalla vittima stessa che dai familiari che chiedevano il risarcimento dei danni subiti. Danni individuabili anche nel disagio che la condotta dei sanitari (risultata colpevolmente errata) ha causato ai familiari, condotta dal punto di vista contrattuale assolutamente inadempiente. Il giudicante attraverso due perizie, una diretta ad accertare se la condotta dei medici fosse stata congrua e l’altra tesa all’accertamento della situazione psicologica, è giunto alla pronuncia che si mette in evidenza, riconoscendo l’errata diagnosi e importi risarcitori sicuramente cospiqui ma che assolutamente non potranno mai risarcire pienamente la perdita di una persona cara o della propria salute psico-fisica.
Altro caso brillantemente risolto in tempi brevissimi dagli avvocati e medici dell'associazione è quello del Sig. M., affetto da diverticolosi del colon, il quale per effetto di un intervento di emicolectomia subiva dai chirurghi dell'Azienda Ospedaliera S. Luigi Gonzaga di Orbassano, la lesione iatrogena della milza e del pancreas. Tale lesione ha provocato nel paziente una fistola pancreatica e una pancreatite necrotica emorragica, che ha condotto il paziente, purtroppo, al decesso. Il caso di malasanità è stato risolto con un risarcimento concordato tra i ricorrenti e la controparte, prima ancora di espletare la consulenza tecnica preventiva, di € 650.000,00.